Artrite Reumatoide. E’ riconosciuta come malattia progressiva, generata da un’infiammazione delle articolazioni, che provoca dolore, rigidità e gonfiore degli arti, con conseguente difficoltà di movimento. Vengono colpite le articolazioni delle mani, dei polsi, caviglie, colonna vertebrale, articolazioni inferiori, causando danni alle cartilagini, alle ossa, ai legamenti ed ai tendini.
Inizia a manifestarsi intorno ai 30 anni, in misura maggiore le donne, oggi in Italia sono migliaia le persone colpite in maniera più o meno grave. L’infiammazione delle articolazioni viene scatenata dal nostro sistema immunitario, che produce degli anticorpi in certi periodi della nostra esistenza. Questi attaccano le strutture sane del corpo, compresi organi e articolazioni. Elementi fondamentali sono i linfociti T che causano il rilascio di sostanze infiammatorie, avviando la degenerazione. Alcuni scienziati sostengono che sia una malattia multifattoriale, vale a dire ci sono numerosi fattori che contribuiscono ad attivarla: infezioni (anche se senza conferme), genetiche, ormonali .
Si tratta di una malattia silente, spesso sottovalutata specialmente all’inizio, ma che una volta manifestatasi può solo essere tenuta sotto controllo. L’unico segnale più evidente è il dolore che può essere più o meno sopportabile a seconda dei soggetti interessati e della articolazione coinvolta. Al mattino, si evidenzia una certa rigidità della articolazioni, o affaticamento pomeridiano. Frequente è la secchezza degli occhi e della bocca, dovuta all’infiammo delle ghiandole lacrimali e salivari. E’ credenza diffusa che si tratti di una malattia degli over 60, ma in realtà si manifesta già fin dai 30 anni. È difficile da diagnosticare con certezza, se nella fase iniziale, anche se il fattore reumatoide può essere scoperto con un esame del sangue (Ra test).
In generale il medico per diagnosticarla osserva: la storia clinica del paziente, un primo esame fisico (valutazione muscolo schelettrica), esami di laboratorio (fattore reumatoide, VES, elettroforesi proteica, emocromo, proteina creattiva), radiografie ed ecografie su articolazioni interessate dal dolore. Una volta diagnosticata con certezza occorre stabilire il modo d’intervento: ridurre il dolore e l’infiammo, rallentare la degenerazione, aiutare l’organismo a reagire, nei casi più gravi pensare ad un intervento chirurgico. Di sicuro, nei primi stadi della manifestazione, il paziente deve osservare uno stile di vita sano, con ritmi di attività e riposo bene distribuiti, associandoli ad una buona pratica fisica basata su ginnastica posturale per mantenere i muscoli sempre tonici, sempre aiutati da un reumatolo, fisiatra per alleviare il dolore ed eliminare l’infiammo.
Esistono rimedi naturali per intervenire sulle zone doloranti come ad esempio i Sali di Epsom che contengono il magnesio solfato considerato un antidolorifico. E’ sufficiente immergere per almeno quindici minuti la parte dolorante per sentire l’effetto benefico. Utili sono i massaggi con olio extravergine con olio essenziale di menta ed eucalipto, per un paio di volte al giorno sulla zona dolorante. Se vogliamo rinforzare le cartilagini, potrebbero essere efficaci l’acido ialuronico, che può essere consumato regolarmente anche sotto forma di alimenti (frutta, verdura ed alcuni pesci), oppure l’olio di borragine, il ribes, la boswella (erba indiana) quest’ultima molto utilizzata dalla medicina ayurvedica.
L’intervento chirurgico invece, resta l’ultimo elemento da valutare dopo aver esaurito tutte le possibili soluzioni meno invasive e solo se la degenerazione articolare provoca assenza di movimento o riduzione della capacità di condurre una vita normale.
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