Analisi del sangue. Almeno una volta nella nostra vita è capitato di effettuare un prelievo di sangue per farlo analizzare dal laboratorio di analisi cliniche ed è anche capitato di leggere il referto.
Spesso alcune abbreviazioni e sigle con il relativo valore per noi risultano incomprensibili e ci rivolgiamo al medico di base per farle interpretare.
Il sangue è costituito dalla parte chiamata plasma (liquida) e dalla componente cellulare. Nel plasma troviamo gli ormoni, gli enzimi, i grassi, le sostanze proteiche, mentre nella parte cellulare vi sono i globuli e le piastrine. L’analisi del sangue è l’esame più richiesto dal medico di base per avviare uno screening o per comprendere l’origine di molti disturbi.
Come leggere il referto e di quali sigle preoccuparci?
E’ bene sempre far leggere il referto proveniente dal laboratorio di analisi al proprio medico di base o allo specialistica che lo ha richiesto, in quanto la valutazione deve essere fatta nel suo insieme, valutando tutti i dati a disposizione. E’ utile ricordare che il prelievo del sangue deve essere effettuato a digiuno di almeno 10 ore, sempre al mattino, durante il tragitto da casa al centro prelievi, non devono essere effettuati sforzi fisici che facciano aumentare la sudorazione o fumare.
Alcuni indicatori da valutare si chiamano RBC o globuli rossi, da valutare incrociando il valore dell’ematocrito (Hct) e quello del Volume corpuscolare medio (MCV). I globuli rossi indicano una eventuale anemia o indica la presenza di malattie cardiache e polmonari.
WBC sono invece i globuli bianchi, detti leucociti, essi indicano la presenza di un’infezione batterica, virale o specifica del sangue.
Altro valore incomprensibile è l’HbA1c, che altro non è che l’emoglobina glicosilata cioè la quantità di zucchero presente nel sangue di una persona negli ultimi 90 giorni. La ferritinemia indica la presenza di ferro nel fegato, mentre per conoscere il valore del ferro nel sangue occorre la sideremia. La piastrine (PLT) sono importanti nel processo di coagulazione del sangue, quindi utili per prevenire eventuali emorragie.
Quali sono invece gli indicatori più conosciuti?
Certamente l’azotomia, vale a dire il sovraccarico proteico renale; la bilirubina, ossia la proteina che lega l’ossigeno nei globuli rossi, conosciuta come ittero neonatale al momento della nascita nei bambini. Negli adulti indica il mal funzionamento del fegato e della bile nello smaltimento dei depositi. La creatinina importante per il funzionamento dei reni ed indicatore di problemi alla prostata, atrofie muscolari, ipertiroidismo.
Il colesterolo è forse il dato più evidente per il paziente, indica il grasso contenuto nelle arterie, campanello d’allarme per problemi circolatori e cardiaci. Esiste quello buono (HDL) e quello cattivo (LDL), con i dati da incrociare per una corretta valutazione finale.
La glicemia è l’altro dato ben conosciuto ed è il livello di glucosio del sangue. I soggetti diabetici lo controllano ogni giorno per non degenerare in problemi più importanti. Forse il TSH è il valore più sconosciuto: esso è l’indicatore dell’ormone tiroideo, deputato alla stimolazione degli ormoni T3 e T4, quelli del funzionamento della tiroide. Indica eventuali malattie tiroidee: iper o ipotiroidismo.
Infine, un altro valore conosciuto è la VES che indica più semplicemente il livello di infiammo presente nell’organismo. Questo valore è utile per diagnosticare l’artrite reumatoide, infarto, leucemie, toxoplasmosi, infezioni al cavo orale, allergie.
Abbiamo evidenziato i valori che possiamo leggere su un referto, ma occorre evidenziare che la diagnosi deve essere effettuata dal medico. Limitarsi ad osservare un solo valore in quanto più alto della media, non vuol dire assolutamente nulla. Ogni caso va osservato nel complesso. Una VES alta, ad esempio, può essere dovuta anche ad una carie non trattata, ad una tonsillite, e non legata ad un problema più grave!
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