Il biochimico Krebs nel 1950 dopo anni di ricerche, isolò una nuova vitamina che chiamò LAETRILE, più semplicemente oggi conosciuta con il nome di vitamina B17. Questa vitamina per molti anni venne impiegata per migliorare le funzioni immunitarie dell’organismo delle persone, tramite l’assunzione di cibo che la conteneva.
Col passare degli anni, la vitamina B17 venne impiegata per curare i pazienti affetti da tumori, con risultati sorprendenti ma non verificati dalla medicina convenzionale. Negli Stati Uniti venne considerata una pratica fuori legge, anzi una truffa, per cui vietata, anche se molta gente per curarsi andava in Messico dove era riconosciuta e praticata.
Qui, pazienti con problematiche oncologiche venivano curati con la vitamina B17, tramite un regime alimentare rigoroso e dichiaravano dopo alcune settimane di somministrazione, di osservare un netto miglioramento dello stato di benessere, un aumento di peso e dell’appetito, un miglioramento dello stile di vita. Per questi motivi è considerata una vitamina anti cancro. Un caso di alimentazione basata sulle vitamine è stato in passato quello relativo alla vitamina C usata per combattere lo scorbuto, per cui si è pensato di poter impiegare la vitamina B17 per combattere il cancro.
La B17 si trova nella frutta: pesche, albicocche, prugne, more, lamponi, fragole, uva, pere. Si può trovare in molti legumi anche se in basse concentrazioni: soia, fagioli bianchi di spagna. Pensiamo a tutte le conserve a base di frutta che in passato venivano prodotte artigianalmente dalle nonne, che schiacciando anche i semi di questi frutti ottenevano un prodotto di ottima qualità e curativo. Oggi può esser considerato un elisir di lunga vita ma senza alcuna conferma scientifica ma solo tollerato per gli effetti benefici sul sistema immunitario.
L’ultima moda salutista è infatti quella relativa ai semi di albicocca che molti credono possano curare il cancro. I livelli di cianuro presenti nei semi delle albicocche ucciderebbe le cellule tumorali mantenendo quelle sane. È bene ricordare che il cianuro è un veleno potente per gli esseri viventi, per cui va somministrato in bassissime dosi per evitare qualsiasi rischio.
Anche l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha avvertito chi vuole praticarlo circa i rischi connessi. Infatti, il cianuro si ottiene tramite idrolisi dell’amigdalina dopo aver ingerito i semi dell’albicocca, quindi il cianuro viene prodotto per effetto della reazione dell’enzima (emulsina) con l’amigdalina.
La dose di cianuro prodotta dai semi di albicocca è di circa 30 semi ingeriti per gli adulti e di circa 10 semi ingeriti per i bambini: queste dosi possono essere letali. I sintomi di avvelenamento di cianuro sono: febbre, mal di testa, sonnolenza, nausea, dolori diffusi in tutto il corpo, secchezza della bocca. Seguire le mode, prima di informarsi sui rischi, può essere pericoloso. Chiedete consiglio al vostro medico, saprà assistervi al meglio in merito alla migliore decisione da prendere!
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